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Info salute

Covid-19 e respirazione

La recente vicenda pandemica da Coronavirus, con gli strascichi per tutti restrittivi, per molti drammatici e perfino luttuosi, ci ha tutti messo di fronte alle false certezze e sicurezze di un nostro atteggiamento spesso accecato da un delirio di successo e poco rispettoso delle inviolabili dinamiche di rispetto delle persone, dell’ ambiente e dei suoi abitanti animali e vegetali, e dei ritmi della natura.

Le dinamiche patologiche del Covid 19, molto contagioso e imprevedibile, hanno mostrato due fasi ben distinte, una prima in cui le risposte immunologiche native del soggetto infettato potevano essere già sufficienti (pur con un supporto farmacologico con paracetamolo per la febbre, azitromicina per la capacità non solo antibiotica, ma anche antiinfiammatoria fino a prevedere un utilizzo antireattivo di un vecchio e glorioso farmaco come l’idrossiclorochina), a debellare l’infezione.
Tutt’altro più drammatico quadro si definiva in quei soggetti in cui si innescava una fase da immunità adattativa in cui si creava una reazione molto violenta, definita tempesta citochinica, in cui si manifestava una tale infiammazione da comportare l’ospedalizzazione con ricorso a farmaci antiinfiammatori più drastici fino al ricorso al supporto ventilatorio meccanico, perfino invasivo con intubazione.

Certamente, per le vie di contagio inalatorio il polmone si è rivelato l’organo più aggredito, anche se non l’unico, dati i noti coinvolgimenti vascolari e neurologici, con quadri radiografici molto impegnati in senso addensante e fibrotico.

Per i tanti casi fortunatamente evoluti verso una pur lenta ma progressiva guarigione si dovrà prevedere successivamente l’applicazione di tecniche e schemi di riabilitazione ben noti e praticati da tempo per le chiare positive evidenze scientifiche, ma in parte penalizzate dalle recenti politiche sanitarie che hanno depauperato progressivamente il nostro sistema sanitario rendendolo più fragile all’onda d’urto della pandemia.

Sarà quindi lezione di vita da fare propria anzitutto quella di ricuperare maggiore rispetto della propria salute, applicando le norme di buon comportamento che a livello respiratorio prevedono la prevenzione delle infezioni, l’abolizione di abitudini voluttuarie rischiose come il fumo di tabacco, la protezione adeguata in ambienti lavorativi a rischio respiratorio, la cura di quadri asmatici o bronchitici cronici con una corretta assunzione dei farmaci previsti e un periodico controllo clinico, spirometrico e radiografico.
Dovranno poi essere potenziati gli accessi a fasi riabilitative, in prima istanza motorie e poi fisiochinesioterapiche sia ambulatoriali che in regime di ricovero riabilitativo, anche ricuperando strutture sanitarie a valenza climatica progressivamente e ottusamente abbandonate in tempi recenti.

Se è vero l’assioma che “siamo quello che respiriamo”, la nostra vera salute, che va intesa in senso psicofisico, deve passare attraverso un profondo rispetto e cura anche della nostra respirazione.
Questo il mio più cordiale augurio a tutti in vista del ritorno alle nostre attività.

Articolo a cura del Dottor Adriano Martinelli, Pneumologo

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